Pranoterapia cosa cura Loretta Claudia Guglielmi

La Pranoterapia

cosa cura?

La domanda… non è corretta



La Pranoterapia – che oggi si definisce più propriamente pranopratica – “cura” quello che curano tutte le altre discipline olistiche. Ovvero, niente.

Non in senso stretto. Risposta shock sul sito di una pranoterapeuta? Tutt’altro, perché ciò non significa che sia inutile, anzi.

Basta chiedersi non cosa cura, ma DI cosa SI cura, di cosa si occupa. Definiamo, intanto, “cura”, citando da Treccani: “il complesso dei mezzi terapeutici e delle prescrizioni mediche che hanno il fine di guarire una malattia”. Come tutte le medicine complementari (quelle che alcuni, sempre erroneamente, definiscono “alternative”), anche la pranoterapia si occupa di qualcosa che è diverso dalla cura medica. Si occupa dei disequilibri energetici associati al malessere. Ma che è sta roba? E su quali “bizzarri” presupposti lo farebbe?

Presupposti molto meno “eterei” di quanto si creda, in realtà. Ma prima di arrivarci, un’altra premessa.

Molte fonti, purtroppo anche autorevoli, diffondono il falso mito che la pranoterapia “curi” il corpo. E basta. Che agisca irrorando di energia benefica una parte malata da curare, con l’imposizione delle mani. Come annaffiare un geranio. Un po’ buffo, soprattutto se noti che la pranoterapia, ancora poco riconosciuta dai canali ufficiali, quando lo è viene associata soprattutto al suo supporto nei casi di ansia, stress, depressione. Primo mito da sfatare, quindi: se l’apporto di energia “là dove c’è un problema” può essere un approccio – e comunque non di cura -, non è però l’unico modo in cui il pranoterapeuta può operare. In fondo, la pranoterapia si propone di contribuire allo stato di naturale benessere lavorando sulle cause profonde del malessere. O non sarebbe olistica, non considererebbe la persona nella sua totalità di corpo, mente, emozioni e spirito.

Per far ciò, almeno secondo l’approccio dell’Associazione presso cui mi sono formata io, il pranoterapeuta potrà impiegare tutta una serie di competenze, non solo su “quelle cose strane” che chiamano chakra o meridiani. Potrà studiare anche e soprattutto una disciplina che si chiama Psicoenergetica, e che si occupa della struttura dell’energia costituita da pensieri, emozioni e comportamenti.

Sembra strano parlare di energia dei comportamenti, o dei pensieri? Beh, ecco una sorpresa: molti degli autori autorevoli, i guru del mondo in cui si parla di energia psico-emotiva, provengono da ambiti scientifici o clinici. Non sono nati in Tibet e non hanno passato la vita a pregare suonando una campana. 🙂 Ti racconto un po’ di alcuni di loro, e poi possiamo rispondere alla nostra domanda iniziale come si deve.

Mai sentito parlare di Analisi Bioenergetica, o solo Bioenergetica?

In concreto non c’entra con la pranoterapia, ma nei suoi fondamenti teorici anche sì. In un certo senso, il suo nonno inconsapevole è Freud. E’ soprattutto con i signori Wilhelm Reich e Alexander Lowen, terapeuti che prendono le mosse dal grande maestro, che si inizierà a sentir parlare di Energia in contesto psicanalitico, soprattutto con l’approccio psicocorporeo. Facciamola semplice.

Secondo costoro, i comportamenti di un adulto, i suoi conflitti interiori e i suoi limiti nascono dalle reazioni che ha sviluppato rispetto agli eventi dolorosi vissuti durante l’infanzia. Perché la famiglia è quel primo nucleo di relazioni e cultura che fa da modello per lo sviluppo della persona. Lo hai già sentito, probabilmente. Soprattutto Lowen ci insegna che questi modelli di comportamento – o di difesa – avranno poi un effetto importante anche sul fisico. La corporatura si strutturerà a sua volta di conseguenza, in base a… come la persona trattiene, lascia fluire o perfino esplodere la propria energia vitale.

Meccanismi come attaccare o fuggire, aprirsi o chiudersi rispetto agli altri, occupare un proprio posto nella società piuttosto che invadere anche quello altrui, o al contrario defilarsi nelle retrovie… Ogni comportamento corrisponde a un nostro preciso modo di gestire l’energia vitale che abbiamo a disposizione, per proteggerci dal dolore. E questo si rifletterà in tratti fisici come, ad esempio, la struttura muscolare, lo sguardo, il peso. Se non l’hai mai fatto, potresti provare a leggere le descrizioni dei caratteri di Lowen & Co… Sfido a non riconoscersi, o a non riconoscere le persone che ci stanno intorno. Tutta una serie di altre eminenti figure hanno approfondito questo approccio allo studio della Persona. E alcuni si sono fatti una domanda.

A questo punto, non è che possono tornare utili certi modelli che descrivono questa “energia vitale”? E che abbiamo a disposizione da qualche migliaio di anni?

Ovvero, quelli orientali, soprattutto la medicina induista antica – quella “dei chakra”, su cui si basa anche l’ayurveda – e la medicina tradizionale cinese, da cui prende le mosse, ad esempio, l’agopuntura. (Ed ecco che ci riavviciniamo al tema della pranoterapia, e di cosa essa si curi). Qualcuno ha scoperto di sì, che unendo conoscenze antiche e moderne i conti tornavano.

Ad esempio Anodea Judith, una delle massime esperte sui Chakra. Sorpresona: anche questa signora ha una robusta formazione accademica in psicologia clinica. Ed è giunta a concludere che ognuno dei chakra è deputato a – e coinvolto nel – corretto sviluppo di una precisa fase di crescita durante l’infanzia. Anche dal punto di vista psico-emotivo.

Con parole semplici, i chakra crescono con noi, secondo un loro iter in cui lo sviluppo equilibrato di ognuno di questi centri apre le porte allo sviluppo del successivo. A una nuova tappa della nostra maturazione. Ogni “incidente di percorso” lungo questo processo, ogni evento che produce sofferenza produrrà un’ombra – un blocco psico-emotivo – che si rifletterà anche nel sistema energetico. E che determinerà il sistema-persona dell’adulto, con tutti gli annessi e connessi di cui ci parla Lowen.

Non si tratta solo di traumi, eh? Riguarda tutti, perché tutti abbiamo imparato da piccoli a conoscere la delusione, la rabbia o la tristezza, ad esempio. E a trovare dei modi di reagire che ci permettano di sentirle bruciare di meno. Quanto ci dice la psicologia tradizionale si rispecchia quindi, secondo Mrs Judith, nel sistema energetico, e viceversa. Approfondimenti e sviluppi sul tema si susseguono in grande quantità, troppi per parlarne qui. Pierrakos, Lise Bourbeau…

Il punto è: mettendo insieme questi studi, è possibile osservare un rapporto diretto e importante fra psiche, emozioni, corpo e campo energetico, la famosa energia vitale di cui sopra. Che ha una struttura ben precisa.

Questo rapporto si traduce anche in una maggior propensione (sottolineiamo propensione, non destino o certezza) a sviluppare alcune patologie, disturbi fisici o psico-emotivi piuttosto che altri. Numerose altre discipline contemporanee si occupano di questo, sia in seno alla medicina tradizionale che alle complementari: dalla psicosomatica alla psicologia transpersonale, dalla Metamedicina alla PNEI. (E a proposito di Metamedicina. Hai presente la famosa Claudia Rainville? Quella del libro rosa che in molti consultiamo ormai come una bibbia ogni volta che ci duole un dito, Ogni sintomo è un Messaggio? Lei in origine era una microbiologa medica. Tutto il suo lavoro trasuda il suo imprinting nel metodo scientifico.)

Torniamo alla pranoterapia. Che come tutte le discipline complementari, si occupa in realtà di riequilibrare il sistema energetico complesso che ogni persona, in fondo, è.

Si cura di stimolare e favorire un processo di autoguarigione e autoliberazione dai propri schemi abitudinari, quelli che costituiscono un limite. Quegli schemi nati durante l’infanzia, che mantengono traccia di sé anche nel campo energetico e nei chakra, e che possono avere un influsso sul corpo. Chiariamolo bene. Là dove lo psicologo, il counselor o l’analista potranno intervenire agendo sulle leve della psiche e delle emozioni, là dove il medico, se necessario, si occuperà di risanare il corpo, l’operatore del riequilibrio energetico potrà essere di supporto stimolando le leve adeguate del sistema energetico.

Potresti chiederti se sia davvero necessario pensare all’Energia della persona. Se non sia l’ultima priorità nella scala. E’ naturale che se c’è una patologia conclamata, il professionista della cura – come lo abbiamo definito all’inizio – è prioritario e imprescindibile. Ma sull’importanza dell’Energia, anche per il consolidamento dello stato di benessere, vi rimando a questo articoletto in cui mi rivolgo, con parole mie, a chi si chiede se la pranoterapia funziona. Chi ha provato, di norma lo conferma: muovere l’energia, stimolarne fin dove possibile un fluire migliore, ha un impatto sulla persona. Questo lavoro stimolerà soprattutto la predisposizione a maturare nuove consapevolezze, la capacità di cercare nuove soluzioni di auto-gestione. Con un impatto anche sul corpo.

Ma allora come lavora, di fatto, il pranoterapeuta?

I sistemi teorici di cui sopra forniranno delle mappe, che l’operatore userà per cercare, percepire e riconoscere i blocchi energetici specifici di chi riceve una seduta. La cosiddetta ‘imposizione delle mani’ permetterà di entrare in risonanza con l’energia bloccata e stagnante, liberarla gradualmente e fin dove possibile, con tecniche precise. Quell’energia bloccata potrà rientrare in modo corretto nel sistema, e il riequilibrio energetico ne armonizzerà e stabilizzerà il flusso. Accompagnando così chi riceve il trattamento a “metabolizzarla meglio”, per dirlo con una metafora.

Chi insegna queste tecniche? Le scuole autorizzate, naturalmente, ma anche qui posso citarvi un grande personaggio internazionale. Tra i maestri di queste metodologie vi è una certa Barbara Brennan, pranoterapeuta, insegnante e autrice americana tradotta in svariate lingue. E poiché nessuno di coloro che ho nominato qui è stato scelto a caso, secondo voi prima di fare questo mestiere poteva costei essere una cretina qualunque? Ovviamente no. Era un fisico dell’atmosfera, e lavorava alla NASA. 🙂

In sintesi:

La pranoterapia cosa cura?

Molte fonti, purtroppo anche autorevoli, diffondono il falso mito che la pranoterapia curi il corpo. Ma la pranopratica - come si preferisce chiamarla oggi -, come le altre discipline bio-naturali, si occupa di riequilibrare l'energia e la carica vitale della persona, favorendo piuttosto il naturale processo di autoguarigione.

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