Senso di colpa demone secondo chakra Loretta Claudia Guglielmi

Senso di Colpa:

Trasformare il Demone del Secondo Chakra


Il senso di colpa, nel ventaglio del nostro sentire, è una delle emozioni che più si impossessa di noi, guadagnando il potere di bloccarci e tenerci in scacco.

Ecco perché dal punto di vista dell’equilibrio energetico esso è considerato come il “Demone” del Secondo Chakra, lo Svadhishthana, dimensione delle Emozioni e del non conscio. Le filosofie New Age in modo più o meno aperto ci invitano a liberarci completamente del Senso di Colpa. Ma le tradizioni più antiche ci insegnano a gestirlo con più saggezza: capire a cosa serve, trasformarlo alchemicamente in Senso di Responsabilità e farne una risorsa preziosa, anziché un limite. Vediamo come e perché, da un punto di vista strettamente energetico.

Se non vuoi vedere il video ora, puoi leggerne una sintesi nell’articolo in basso. 🔽

Come ci boicotta il Senso di Colpa

Il sentirsi in colpa – lo dice proprio l’espressione – ha a che fare con il sentire, la vibrazione energetica peculiare dello Svadhisthana chakra, collegata a questo nostro diritto inalienabile. Sentire nel senso sottile del termine, non sensoriale: nel senso di come CI sentiamo. Le emozioni ne sono chiaramente la principale espressione. Allora cosa succede quando, in questo contesto, il troppo stroppia?

Energeticamente parlando, il sentirsi eccessivamente in colpa ci porta in qualche modo a limitare il nostro sentire in generale. Perché? Per molti motivi, che potremmo enumerare discutendo con grandi paroloni dei massimi sistemi. Ma a noi piace tradurre tutto questo in termini molto semplici e spendibili quotidianamente, giusto? Quindi… molto banalmente, perché quando ci sentiamo in colpa tendiamo a bloccarci nel senso di colpa stesso.

Prova a pensarci: quando ti senti in colpa per qualcosa, a meno che tu non sia già bravo/a a gestire questa sensazione, non tendi in qualche modo a congelarti lì? Come se limitasse la tua capacità di fare, per paura di sbagliare? Ed è così potente perché il secondo chakra e il secondo campo aurico sono anche la dimensione dell’amore di sé e per sé. Infatti, quel sentire ha una tale capacità di metterci nelle condizioni di non sentirci amabili, che pur di non avvertirlo tendiamo a sopprimere per un po’, in maniera un po’ integrale, il nostro sentire. O ce ne lasciamo travolgere, e questo non ci non ci aiuta poi ad andare avanti, ad affrontare di nuovo situazioni simili.

Sentirsi (troppo) in Colpa è sentirsi Inadeguati

Ci blocchiamo nella paura di ripetere l’errore, perché se ci sentiamo in colpa di solito è per qualcosa in cui riteniamo di aver sbagliato, no? Oppure, in alternativa, sviamo l’attenzione e fingiamo di non sentire. Ma anche in questa maniera, finiamo con il congelare molta parte del nostro sentire, non solo quel senso di colpa. Quindi potremmo non sentire anche quelle emozioni, quei segnali altri che ci sono utili per conoscere noi stessi, i nostri bisogni, i nostri desideri, e trovare di conseguenza la nostra rotta nella vita di tutti i giorni.

Quel senso di colpa, di situazione in situazione, diviene così alla lunga sensazione di non essere abbastanza, rispetto alle nostre aspettative e a quelle degli altri. Di nuovo, di non essere amabili così come siamo, alimentando quello che a livello del Terzo Chakra diventerà poi Giudizio (spesso spietato) su di Sè. A questo punto, risulta chiara una cosa: che questo è un circolo vizioso che si autoalimenta. L’unica maniera per spezzarlo, è affrontare il senso di colpa con gli strumenti giusti: l’intenzione e lo sforzo consapevole di trasformarlo… in qualcosa di più utile.

Sostituire Senso di Colpa… con Senso di Responsabilità

Proprio così, papale papale: quando ti senti in colpa, prova semplicemente a sostituire una parola nel parlarne con te stesso/a. Cambia la parola colpa con la parola responsabilità: suona già meglio – è vero o no? E può cambiare proprio ciò che serve davvero: il tuo punto di vista su ciò che senti.

Intendo dire che siamo esseri umani, e in quanto tali siamo fallibili, dura lex sed lex. Ciò significa che impariamo anche a vivere e a relazionarci con gli altri per tentativi ed errori. Quindi è semplicemente nella nostra natura che gli errori abbiano come conseguenza quel sentire, quel senso di colpa. Trasformiamolo subito in responsabilità: ok, mi assumo la responsabilità dell’errore che ho fatto. Ora, ho strumenti e informazioni per rimediare oppure per fare meglio la prossima volta, in una situazione simile. In altre parole, ho un bagaglio di esperienza in più da spendere.

E’ tutto. Più semplice di così si muore, a dirlo a parole, no? Tutto ciò che il senso di colpa in sé e per sé ci chiede è di prendere atto. Se noi riuscissimo a viverlo in questo modo e a lasciare che si risolvesse tutto qui, ecco che quel sentire ci lascerebbe non appena esaurita la sua utilità. E non avremmo bisogno di fare grandi percorsi per liberarci dai sensi di colpa, anzi. Ci sarebbe immediatamente chiaro che liberarcene completamente, come dicono alcuni, sarebbe poco saggio e piuttosto insidioso. Capiremo meglio perché nell’ultimo paragrafo.

Se è così semplice, dirai tu, perché non ci viene automatico? Per una considerazione che abbiamo già fatto prima, e che ora approfondiremo – sempre con osservazioni su come l’energia emozionale fluisce, cambia stato e velocità di vibrazione in noi man mano che la elaboriamo, secondo le tradizioni antiche.

Perché è comunque difficile non Sentirsi in Colpa, e come iniziare a renderlo più facile

Il periodo di vita in cui sviluppiamo pienamente le facoltà del secondo chakra è quello in cui iniziamo a fare esperienza di tutte le vibrazioni energetiche che lo caratterizzano. Percezione delle emozioni, del senso di piacere, dell’esplorazione del nuovo, soprattutto del movimento… Accade infatti quando siamo piccoli, dal momento in cui iniziamo a gattonare, in quel processo che ci porterà al camminare. Questo è anche il momento in cui scopriamo di essere distaccati dalla mamma: possiamo allontanarci autonomamente, quindi scopriamo di essere qualcosa di diverso da lei e in generale dai nostri riferimenti affettivi. Scopriamo di essere noi. Perciò, oltre ad amare abbiamo bisogno di essere amati di ritorno. Abbiamo visto che il potere enorme che il senso di colpa ha su di noi, come senso di fallibilità, è quello di farci pensare di essere meno amabili.

Ma pensaci: la verità è che essendo noi tutti fallibili, indistintamente, in quanto esseri umani destinati ad apprendere per tentativi ed errori, è un controsenso ritenere di non poter essere amabili per questo. Se così fosse, nessuno amerebbe nessuno; e questo non è, non si verifica in natura, no?

In qualche modo la nostra educazione ci porta a questo, a condannare l’errore. E’ una profondissima distorsione del nostro sistema di educazione culturale. Attenzione: con questo, non stiamo imputando delle colpe alla famiglia o alla scuola. Tutto quello che ereditiamo è semplicemente frutto di qualcosa che i nostri genitori hanno ereditato a loro volta, o di un sistema in cui siamo tutti immersi. Spezzare la catena non è come dirlo. Se però lasciamo penetrare in noi il concetto che, in questo modo, condanniamo una condizione umana imprescindibile, e che ciò è un controsenso, possiamo iniziare a disinnescare questo meccanismo indotto dalla distorsione e rimettere le cose al loro posto. Cambiando, semplicemente, il modo in cui le percepiamo, ovvero il nostro punto di vista.

Questa può essere una base da cui partire per riuscire a fare quello che dicevamo sopra. Quel piccolo click per far sì che quel senso di colpa si trasformi semplicemente in percezione della responsabilità. Lezione da apprendere per riprovare in maniera più efficace, piuttosto che rimanere congelati nella paura di sbagliare.

L’entropia si sconfigge con l’Empatia

Se vogliamo, quello che dicevo prima sul ‘siamo tutti fallibili e di conseguenza tutti amabili’ è un altro modo di dire che… siamo tutti Uno. E forse in un modo un po’ più concreto di come ce lo propina la New Age. Prova a pensarci. Se io vedo te diverso da me, è lì che inizia il confronto e che nasce la domanda: “Chi è meglio e chi peggio?”. E da questo tipo di domande nasce quel sentirsi in colpa eccessivo che diventa demone pericoloso, anziché risorsa. Quando “Mi sono comportato in un certo modo” equivale a “Ho dimostrato di essere peggio di te”.

Percepirci come Uno, nel senso proprio più pragmatico e quotidiano dell’espressione, è proprio percepirci come simili, tenendo conto che simili non vuol dire uguali: la nostra individualità, la nostra unicità ce l’abbiamo tutti. Ma una cosa è essere simili, ognuno con la sua unicità; un’altra è essere diversi. (E aver bisogno di parole sociali insulse come “inclusione” per sentirci meno diversi e re-imparare che la mia libertà finisce dove comincia la tua).

Quando ci conosciamo come simili, quando riusciamo a capire che oggi ho sbagliato io, domani sbagli tu, allora riusciamo a sentirci sulla stessa barca. E a sviluppare quell’empatia che apre la strada alla comprensione, al perdono, al superamento anche delle difficoltà nelle relazioni. Ma soprattutto al sentirsi amabili nonostante gli errori, e al far sentire l’altro amabile nonostante gli errori. Per riuscirci, potremmo aver bisogno di mettere in campo anche la nostra creatività… te lo spiego in quest’altro scritto, dove te la presento come principale risorsa ed equilibratore del secondo chakra. E dove, con una meditazione guidata, ti insegno anche a contattarla. Sì, puoi farlo anche per trovare un nuovo modo di liberare il tuo senso di colpa 🙂

Non liberarti dai sensi di colpa, ma libera i sensi di colpa

A me non piacciono gli estremi, chi mi segue da un po’ lo avrà capito. Ad esempio, ribadiamolo, nel mondo olistico ho sentito più volte – e non ve lo nascondo: con personale pelle d’oca – che dobbiamo LIBERARCI dai sensi di colpa. Signori, a questo punto lo avremo capito: guai a non avere un senso di responsabilità sano. E questo è un sinonimo di vivere il senso di colpa in modo equilibrato.

A me piace più l’espressione ‘liberare i sensi di colpa‘: liberarli dalla troppa importanza che gli abbiamo dato culturalmente, con la nostra tendenza contemporanea al perfezionismo. Liberarli proprio nel senso di sdoganarli, lasciarli essere: di riuscire a viverli per quello che sono e poi lasciarli fluire via. Lo sento, lo percepisco, colgo le informazioni che mi servono per evolvere, e poi lo lascio andare perché ha esaurito il suo scopo.

Perché liberandocene, trovando metodi per evitare di sentirli al grido di “Pensa Positivo” senza discernimento, si corre il rischio opposto di dargliene troppo poca, di importanza. Di non essere sufficientemente responsabili nei confronti di chi abbiamo intorno.

Discutiamone

Naturalmente, tutto ciò che è riportato qui è frutto, sì, dei miei studi di anatomia energetica e delle mie ricerche sull’evoluzione personale. Fin dove sono arrivata ad oggi, però. Quindi è anche frutto del mio personale punto di vista. Opinabile, soggettivo e discutibile… anzi, discutiamone: sfrutta i commenti! Fammi sapere cosa ne pensi e cosa ha risvegliato in te questo articolo: sarò felice di risponderti e anche di aprire un dibattito, costruttivo e gentile 🙂

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