A ognuno il suo Stress…

perché lo Stress è così soggettivo?

Foto di Pete Linforth da Pixabay

A ognuno il suo stress… ma perché?

In questo articolo cercherò di spiegare, con parole chiare, urbane, comprensibili, perché lo stress è qualcosa di molto soggettivo. Per quale motivo, quindi, ognuno subisce stress per motivi diversi e da fonti diverse. E perché non esiste pertanto una formula antistress, o di rilassamento, uguale e funzionale allo stesso modo per tutti. Infine capiremo cosa possono fare la pranoterapia e l’approccio olistico in generale per affrontare il problema dello stress accumulato. Tenendo conto, per l’appunto, del fatto che… a ognuno il suo stress.

Ogni testa forma un mondo: ecco perché lo stress è soggettivo

Innanzitutto, chiariamo questa cosa della soggettività. Gli studi psicologici concordano sul fatto che non tutti reagiamo alle cose nello stesso modo. E senza scomodare gli studiosi barbosi, se ti guardi intorno puoi osservarlo in modo molto empirico e banale. Ti è mai capitato di dire a qualche amico o amica che ti fa una confidenza: “Ma come fai a restare così calmo – o calma? Io al posto tuo darei di matto in una situazione così!”. Ma anche il contrario, no? Capita anche di pensare: “Non capisco perché se la prenda tanto. In fondo non è successo niente di che”.

Il fatto è che ogni testa forma un mondo, e non è solo saggezza popolare, è proprio scientifico. Questo per il fatto che ognuno di noi, nel proprio cervello, ha due meccanismi di precisione che infallibilmente agiscono all’unisono. E vanno così a determinare, in ogni situazione, i nostri comportamenti, sulla base delle nostre esperienze personali. Questi due meccanismi si chiamano corteccia prefrontale – l’area del cervello adibita, tra l’altro, a processare emozioni e risolvere problemi – e sistema limbico, che è il nostro sistema della memoria. Qui semplificheremo molto il meccanismo, ma ti basterà fare delle ricerche veloci per capirne di più.

Il sistema della memoria

Ogni volta che fai un’esperienza, il tuo sistema limbico non solo la registra nella sua memoria di archiviazione – e la metafora informatica non è casuale. Prima di metterla via, di salvare il file, la etichetta anche con un giudizio: positiva o negativa. Sulla base di cosa? Di quanto hai gradito l’emozione – super parola chiave – che ha accompagnato quell’esperienza. Emozione piacevole? Va nella cartella POSITIVE. Emozione dolorosa? Cartella esperienze NEGATIVE. La maggior parte di tutto ciò finisce poi nel tuo archivio personale più grande: il tuo inconscio. E da lì, ti manovra per sempre. O quasi…

Ogni qual volta fai un’esperienza simile, infatti, il tuo inconscio risponde recuperando il file, e soprattutto la relativa emozione. La corteccia prefrontale registra la situazione, e anche quell’emozione. Bella o sgradevole. Il sistema libico – per conto suo, senza farti fare troppi sforzi – a quel punto determina come ti comporterai di conseguenza. Il come e il perché lo spiego in questo post dedicato agli engrammi – o memorie emotive – come cause di stress interiori. Qui e ora, soffermiamoci un attimo su questo punto.

Un esempio pratico

Magari, quando eravamo piccoli, ogni tanto i nostri genitori litigavano in un’altra stanza. E talvolta urlavano parecchio. Se poi li ritrovavamo a darsi i bacini per fare pace, e quando comparivamo noi con i nostri musini era come se nulla fosse successo… Avremo registrato che urlare quando si litiga, per quanto poco educato, è una cosa che succede. Punto. E da lì in poi, quando sentiremo delle persone urlare, non registreremo molto di più di un fastidio acustico. Ci romperà, magari ci sposteremo altrove finché la burrasca non passa, ma muore lì.

Se invece poi la discussione di mamma e papà si prolungava per ore… Se comparivamo noi con i nostri musini, e loro urlando ancora più forte ci ordinavano un bel “Torna in camera tua”… Se poi per giorni in casa l’aria si poteva tagliare con il coltello… Probabilmente ci saremo sentiti insicuri e impotenti a casa nostra. E difficilmente quando sentiremo delle altre persone urlare riusciremo a controllare l’ansia. Anche se la cosa non ci riguarda e non ci tocca minimamente. Ti torna, con la tua esperienza o con quella di altre persone che conosci? Noi funzioniamo così. Qualunque piccola o grande cosa accada nella nostra vita, la viviamo in funzione delle nostre memorie. E, di conseguenza, come stressante o non stressante.

La consapevolezza e il rilassamento

Ora, la maggior parte del problema risiede nel fatto che non sei consapevole di questo meccanismo. Scatta in automatico, al di là del tuo controllo. Se però te ne rendi conto – proviamo con l’esempio di cui sopra -, puoi capire che le sgradevoli persone che a volte ti urlano intorno non sono mamma e papà. Ma soprattutto, che tu non sei più un bambino inesperto, bensì un adulto che può mettere in atto delle strategie. Hai il diritto di chiedere gentilmente di non urlare. Se temi di non averne il diritto, ad esempio con il tuo capo, puoi ricordare a te stesso che non verrà a casa con te. Che fai un lavoro, ma non sei il tuo lavoro. Esempi banali e semplicistici, ma c’è molto, molto di più dentro di te che puoi mettere in campo.

Per fare ciò, però, occorre recuperare uno spazio di rilassamento. Un momento in cui allentare le corde dello stress. Le ferie servono a questo, ad esempio. Ti scivola tutto un pochino più addosso dopo una bella vacanza, almeno per qualche giorno, giusto? Un maggiore rilassamento ti consente di vedere le cose in modo più lucido, anziché dall’interno della gabbietta di paura e ansia in cui l’eccesso di stress potrebbe averti costretto. Quindi prenderti dei piccoli momenti per te, almeno settimanalmente, in cui staccare la spina da tutto e tutti è già di per sé un aiuto. E poi, esistono anche le soluzioni.

Come risolvo se lo stress è soggettivo? Le onde Theta

Le esperienze di pace profonda, come quelle che sperimentiamo nel range delle onde theta, ci permettono di rilasciare il dolore associato alle memorie […] in modo distaccato, e ci permettono di compiere delle scelte di vita liberamente, anziché come schiavi delle nostre emozioni. Vediamo, da una prospettiva fisiologica, in che modo è possibile cambiare la nostra risposta alle memorie. Io la chiamo terapia limbica perché l’emozione associata alla memoria, che è stata codificata nell’ippocampo, può essere effettivamente rilasciata.”
Leonard A. Wisneski, da The Scientific Basis of Integrative Health.
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Traduciamolo con parole terra terra. Le emozioni associate alle memorie possono essere ri-lasciate, quindi. Nel senso proprio legale del termine: liberate dal file in cui sono trattenute prigioniere, costrette a riproporsi ogni volta che un’esperienza simile si ripresenta. Possono essere liberate a partire dalla consapevolezza che esistono maniere migliori di difendersi dal dolore. Migliori che attivare una prolungata, eccessiva e logorante risposta allo stress. E può succedere quando il tuo cervello si accorda nel ventaglio delle frequenze che chiamiamo Theta.

Il tuo cervello produce infatti diversi tipi di onde, a seconda del tipo di attività in cui sei impegnato. Le onde Theta, tra i 4 e i 7.9 Hz, caratterizzano i momenti di sonno leggero e rilassato – in cui si sogna – E di elevata creatività. Sono anche i momenti in cui sogni ad occhi aperti, se ti capita, o in cui ti arrivano quelle intuizioni brillanti non si sa ben da dove. Le onde Theta influiscono molto proprio sul funzionamento della corteccia prefrontale, ne migliorano la capacità di apprendere dalle situazioni. E di elaborare le emozioni in maniera differente, altra rispetto a quella determinata dal tuo inconscio. L’ipnosi, ad esempio, induce a produrre proprio le onde Theta, e in questo risiede il suo potere terapeutico.

Onde theta e riequilibrio energetico

L’ipnosi non è l’unico modo per raggiungere lo scopo. Per scoprire perché, facciamo una breve digressione. In questo post in cui racconto di cosa la pranoterapia si cura, spiegavo in che modo i tuoi chakra si strutturino, a loro volta, sulla base delle tue esperienze. Come manifestino in base al loro stato di equilibrio o disequilibrio tutte le matrici che hanno caratterizzato la tua crescita, la formazione della tua personalità. Riflettono quindi anche la maniera in cui gestisci le emozioni, la maniera in cui il tuo sistema limbico lavora. Non a caso i chakra hanno origine, nel tuo corpo energetico, in corrispondenza della sede fisica del midollo spinale. Che è, lo ricordiamo, il principale mezzo di comunicazione fra corpo e cervello, fra il sistema nervoso autonomo e il resto del corpo.

Durante e dopo le sedute, il riequilibrio energetico permette di far riemergere quelle emozioni associate alle tue memorie ed esperienze, e di elaborarle, per così dire, diversamente dal solito. Maturando nuove consapevolezze, come quella – banalmente – di non essere più bambini indifesi. Questo anche in funzione del fatto che un lavoro di riequilibrio mirato spesso induce in chi lo riceve… uno stato di profondo rilassamento, e talvolta perfino un sonno leggero. Durante alcune sedute il cervello inizia a produrre onde Theta, insomma. 🙂 E come funziona?

La materia, ormai lo sappiamo, è fatta di energia concentrata, e anche pensieri ed emozioni sono informazioni condotte nel corpo e nella mente sotto forma di energia. Riequilibrare i chakra e in generale il sistema energetico, quindi, può davvero smuovere i tuoi blocchi personali, quelli che determinano ciò che percepisci come stress eccessivo di fronte a certe situazioni. E’ ciò che si intende quando si dice che le discipline olistiche, bionaturali o complementari, si occupano delle cause profonde del disagio anziché dei sintomi.

Per concludere, lascio parlare di seguito alcune persone che hanno provato. Se non ti è chiara la teoria, spero possano esserlo di più le parole di chi descrive gli effetti di un percorso di riequilibrio, percepiti su di sé 🙂

E per lavorare sul tuo, di stress?

Puoi provare con il Riequilibrio Energetico Emozionale: scopri a cosa serve e come lavoro.

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