Cause di stress interiori Loretta Claudia Guglielmi

Cause di Stress:

alcune risposte sono

dentro di te


In questo post approfondiremo meglio perché le cause di stress vanno ricercate… in sé stessi, in realtà, almeno in parte. Abbiamo spiegato a grandi linee perché lo stress è così soggettivo in questo precedente articolo. Abbiamo visto, in quella sede, che la memoria emotiva delle nostre esperienze ha infatti un forte impatto su ciò che consideriamo stressante o meno. Ma potresti chiederti: e dove sta scritto? Oggi, quindi, ti illustro con parole papabili alcune teorie, per lo più scientifiche, che supportano questa idea. Così, per farti una cultura sul tema, prometto che cercherò di essere piacevole 🙂 E naturalmente, cercheremo di capire meglio perché, alla luce di tutto ciò, il riequilibrio energetico e la sofrologia possono essere molto efficaci per combattere lo stress.

Gli engrammi, questi sconosciuti

“Molti individui procedono nel corso della vita accumulando engrammi e, di conseguenza, diventando generalmente sempre più timorosi man mano che l’età avanza. Io sostengo l’idea che gli engrammi possano essere minimizzati, o perfino cancellati, attraverso l’introspezione profonda o l’assistenza professionale.”

Leonard A. Wisneski, da The Scientific Basis of Integrative Health.

Cosa sono questi engrammi? Nell’articolo citato in introduzione parlavamo delle memorie emotive associate alle nostre esperienze, e di come il cervello le registri e archivi. Il ‘file’ viene ritirato fuori quando un’esperienza simile si ripresenta. Ma quelli che qui chiamiamo “file”, cosa sono in realtà, fuor di metafora? Ebbene, sono strutture di neuroni che si formano a seguito di un’esperienza significativa, fortemente positiva o negativa. Strutture che si riattivano per ricercare, nel primo caso, di ripetere esperienze altrettanto positive. Oppure, nel secondo caso, per riconoscere esperienze simili e… difendersi dal dispiacere che ne può derivare. Queste strutture neuronali si chiamano, appunto, engrammi.

Possiamo dire che esistono engrammi ‘buoni’ ed engrammi ‘cattivi’… ma non necessariamente perché l’emozione correlata fosse buona o cattiva. Si tratta solo di capire se sono funzionali o meno. L’engramma associato ad un bacio emozionante ti spingerà a cercare l’amore. L’engramma associato all’esperienza di esserti scottato ti insegnerà a non giocare col fuoco – e guai se non fosse così, no? Ma l’engramma associato a una paura immotivata, come ad esempio quella del buio di quando eravamo piccini… Se non viene in qualche modo riscritto, rielaborato con una consapevolezza più matura di cos’è il buio, ci lascerà per tutta la vita un’immotivata paura dell’assenza di luce.

Il limite degli engrammi

Ecco dove viene il bello (si fa per dire). L’engramma associato a un’esperienza di dolore emotivo potrebbe bloccarti nel vivere liberamente esperienze apparentemente simili, ma in realtà nuove e diverse. Esperienze presenti che nulla hanno a che fare con quella passata che ha originato l’engramma. Che potrebbero quindi finire diversamente, se ti concedi di viverle pienamente, anziché condizionato dalla paura. Come avviene, ad esempio, nel caso delle delusioni amorose, quando ti lasciano la paura di rimetterti in gioco. Creando così nuove relazioni stressanti… sei d’accordo?

E non solo… gli engrammi possono anche spingerti, in realtà, a riprovare le stesse esperienze – se pur negative per te – ancora, ancora e ancora. Perché essi in qualche modo corrispondono alle tue convinzioni più profonde e inconsce – ad esempio, non sarò mai apprezzato/a per quello che faccio. E senza che tu possa rendertene conto, queste convinzioni possono spingerti esattamente verso quelle esperienze che… potranno confermarle, anziché smentirle.

Per inciso, nell’antica tradizione medica e filosofica induista esiste un concetto che descrive assolutamente la stessa realtà rappresentata dagli engrammi. Li chiama i samskara, e li descriveva ben prima della nascita di Cristo. Ma questa è un’altra storia, e dovrà essere raccontata un’altra volta 🙂

Gli engrammi e le cause di stress

La ‘bibbia’ di Leonard Wisneski che ho citato più in alto parla della profonda, inestricabile, continua interazione fra i nostri sistemi fisiologici principali: nervoso, endocrino ed immunitario. In due parole, parla della PNEI. Insieme, questi sistemi determinano anche la nostra risposta allo stress, e soprattutto determinano quando essa si attiva, quali eventi o situazioni viviamo come stressanti… e quali no. In base – anche – a che cosa? Scommetto che cominci ad immaginarlo…

Esattamente: a quanto pare, spesso proprio in base agli engrammi. Le emozioni correlate alle esperienze, e quindi gli engrammi, impattano su ognuno dei tre sistemi di cui sopra, e di conseguenza sul tuo stato di equilibrio e di benessere. Anche questo lo afferma Wisneski e lo dice la PNEI, mica io 🙂

Una parentesi sulla ghiandola pineale

Il nostro autore parla inoltre del ruolo della ghiandola pineale. Essa converte gli stimoli esterni – luce, ambiente, suoni, vibrazioni… – in un’energia elettrica (trasmessa per via nervosa) o chimica (trasmessa grazie alla produzione di specifici ormoni) che impatta il tuo interno, il corpo, le viscere. Ma sempre attraverso il filtro potente della memoria e dell’esperienza. Lo stimolo esterno, quando è esperienziale, viene anche interpretato secondo il tuo vissuto.

Sulle condizioni esterne che causano stress, sulle situazioni che ti circondano, puoi avere un potere molto relativo. Ma sulla tua reazione a queste situazioni, sul tuo modo di lasciartene condizionare o meno, di lasciarle scivolare addosso quando serve… Puoi riprendere – là dove serve – il controllo. Come sostiene Wisneski – e non solo lui – gli engrammi che non sono funzionali, che ti limitano anziché proteggerti realmente, possono essere minimizzati o cancellati.

Il riequilibrio energetico tocca anche gli engrammi non funzionali – e quindi le cause più profonde di stress

Vorrei che iniziasse a spiegarlo – di nuovo – il Dott. Wisneski. Riporto un breve passaggio letteralmente, sempre dal testo citato sopra. Le traduzioni sono mie ma sono laureata in lingue e ho usato moltissimo l’inglese per lavoro: ci si può fidare abbastanza 🙂

“[…] il campo energetico umano. Esso è sperimentato dal corpo attraverso ormoni e peptidi, ma interagisce con altri campi che fanno parte dell’ambiente, come la luce, il suono, l’elettricità, il campo di tutti gli organismi viventi. La ricerca mostra che i nostri corpi assorbono, riflettono, e generano campi energetici informazionali. Assorbiamo luce e calore dal sole, ma produciamo anche i nostri propri campi energetici interni. Le forze elettromagnetiche si evidenziano sia nell’atmosfera terrestre che nel legame di uno specifico ormone al suo recettore cellulare deputato. Sia gli aspetti interni che quelli esterni della nostra esistenza fanno parte del campo energetico umano. Riflettendo su questo fenomeno, riconoscerete alla fine che l’integrazione di sistemi complessi che esiste all’interno del nostro corpo è un riflesso dell’integrazione esistente fra il corpo e tutto ciò che si trova al di fuori di esso.”

Il campo energetico umano contiene in sé tutte le informazioni relative ai nostri vissuti e alle nostre esperienze. Esso stesso, come il nostro corpo e il nostro carattere secondo Alexander Lowen, si struttura di conseguenza alla nostra personalità e al nostro vissuto. Equilibri e disequilibri all’interno di questo campo sono lo specchio di chi sei, di come affronti il quotidiano, di quali sono le cause del tuo stress. Cause esteriori e non controllabili, con cui interagisci come ci racconta Wisneski. Ma anche interiori e – quindi – rielaborabili, se non sono in realtà efficaci.

Il riequilibrio energetico cerca di fare questo: sciogliendo i blocchi presenti nel campo, riportando equilibrio, esso non solo stimola il tuo sistema di rilassamento. Ti stimola anche a percepire le situazioni in modo diverso, a reagire in modo diverso. Invita l’energia associata alle tue emozioni – che, come abbiamo visto, sono proprio informazioni condotte nel nostro corpo sotto forma di energia – a fare percorsi diversi, con lo scopo di gestirle meglio attraverso la consapevolezza. In termine tecnico, si chiama processo rielaborativo. E ciò che si va a rielaborare è proprio l’impatto che hanno su di te i tuoi engrammi.

E la sofrologia?

Ah, questa poi è davvero una bomba. La sofrologia è una sorta di meditazione guidata, ma il suo scopo non è il mero rilassamento. Non richiede da parte tua nessun impegno a visualizzare, concentrarti, ascendere verso l’infinito e oltre. Si tratta di porsi in uno stato di rilassamento profondo ma attivo e ascoltare una serie di affermazioni positive. E non delle affermazioni qualunque: devono essere studiate appositamente per te, perché il loro scopo è… sovrascrivere gli engrammi e le convinzioni limitanti.

E’ un percorso che va seguito con costanza per un certo numero di giorni, di solito 3 settimane circa. Ti basta prenderti una ventina di minuti ogni giorno, per il breve periodo di cui sopra, per ascoltare la tua meditazione sofrologica. Poco a poco, la tua mente inizia a convincersi del contenuto delle affermazioni positive, e le sostituisce alle tue convinzioni limitanti.

Un esempio? Se sei convint@ di essere sfortunato, nella tua meditazione sofrologica potremmo inserire l’affermazione “Io posso essere molto fortunat@”. Indovina un po’? A differenza di prima, potresti iniziare finalmente ad accorgerti di quante volte, invece, la fortuna ti assiste. Piccole cose che prima non notavi, e che ti fanno sentire più supportato nella vita di tutti i giorni. Il tuo umore migliora, lo stress diminuisce, e l’engramma che ti spingeva ad affrontare ogni nuova situazione come Willy il Coyote poco a poco smette di funzionare, perché ha esaurito la sua utilità.

Concludendo…

Userò di nuovo con le parole del nostro riferimento di oggi: se non credi a me, riguardo all’utilità di questo approccio integrativo, magari risulterà credibile il dottore 🙂 Inoltre, in fondo lascio una bibliografia su una serie di altri autori e riferimenti che giungono, ognuno a suo modo, alle stesse conclusioni sugli engrammi, l’esperienza, la memoria e… lo stress.

“Indubbiamente, la medicina tradizionale occidentale deve espandere il suo concetto di guarigione incorporando quello di campo energetico umano, che è il fondamento dei sistemi di medicina orientali, come ad esempio la Medicina Tradizionale Cinese [o quella Induista, n.d.T.]. La conoscenza dell’esistenza e degli effetti del campo energetico umano è il punto di partenza lungo la strada che conduce alla comprensione della fisiologia integrale, un nuovo paradigma medico della medicina integrata che unisce l’enorme contributo della medicina occidentale con la profonda comprensione della salute e dell’energia umana propria dei sistemi orientali. […] In conclusione, è mia personale convinzione che il corpo fisico sia una macchina di biofeedback dell’anima; un fatto che, credo, alla fine sarà confermato da attendibili scoperte scientifiche”.

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