Toccare il Fondo e Risalire
appunti di Alchimia Vulgaris
Ascolto consigliato durante la lettura: Simon & Garfunkel, Bridge Over Troubled Water
Tempo stimato di lettura e ascolto: 7 minuti del tuo tempo per Evolvere.
E Dio ristabilì Giobbe nello stato di prima per aver egli fatta orazione per i suoi, aumentando anzi del doppio tutto quello che Giobbe possedeva prima.
Abbiamo sentito questa solfa una quantità di volte imbarazzante, magari con un mix di irritazione e speranza: toccare il fondo è la migliore opportunità per risalire. Sempre che la prendiamo nel modo giusto, e non ci perdiamo in un brodino di disperazione. Di fatto, gli esempi illustri si sprecano, no? Se sei qui per qualche consiglio su come usare la mente per uscire dal tunnel, temo tu sia nel posto sbagliato. Posso reindirizzarti subito a un paio di scritti più specifici. Ma ti invito lo stesso a restare, soprattutto se sei anche una persona che crede in ciò che chiamiamo alchimia, ovvero l’arte dell’evoluzione interiore. Potresti trovare comunque interessante ciò che segue 😉
Qui, infatti, non ti spiegherò cosa fare in questi casi, ma PERCHE’ è capitato anche a te. Perché prima o poi accade praticamente a tutti, come mai i momenti di deriva non sono uno sporadico avvenimento destinato a pochi sfortunati. E ti racconterò perché possiamo a tutti gli effetti considerarla una legge dell’Universo, quella dell’inevitabile caduta prima di una gloriosa risalita. Soprattutto, scoprirai che, se impari a prendere questa esperienza di cacca per il verso giusto, la risalita diventa praticamente una certezza. Purché tu segua la corrente anziché nuotare contro la Vita, come un cocciuto salmone che volesse arrivare al fiume prima del tempo.
In altre parole, ti racconterò come funziona questo inevitabile processo dell’umana esperienza da un punto di vista spirituale, in senso lato e in termini terra terra, lontani da quelli degli alchimisti eruditi. La mia nuova vocazione. Seguimi, entriamo nel vivo.
Il Viaggio dell’Eroe: perché ogni buona storia ha un protagonista che arriva a toccare il fondo
Sei bambino, steso nel tuo lettino con la lucina da notte accesa, e mamma ti racconta una favola. “C’era una volta la bambina più bella che si fosse mai vista, e il suo nome era Biancaneve. Aveva i capelli neri come l’ebano, la pelle bianca come la neve e le labbra rosse come ciliegie di Marostica IGP. Praticamente un incrocio fra Demi Moore e Deva Cassel. In più era più dolce di Candy Candy. La sua matrigna l’amava più della vita stessa, e vedendola crescere così virtuosa, al fatidico, sedicesimo compleanno esclamò: ‘Orsù, non osi la mia persona offuscare siffatta regale presenza! Le siano conferiti immantinente il mio trono e il mio regno, in onor della sua beltà’. Così Biancaneve sposò il principe più schifosamente ricco, figo e gentile di tutti i reami conosciuti di molto, molto lontano, e vissero per sempre felici e contenti. Fine della storia”.
Se a quel punto ti alzi, prendi il libro e vai in cucina a dargli fuoco sul fornello grande, non ti si può mica biasimare. Come storia è ‘na chiavica. Luke Skywalker senza Dart Fener sarebbe rimasto nel deserto a riparare robot vestito da gelataio. Dart Fener stesso, poi, farà una fine epica e trapasserà a miglior vita nel paradiso dei Jedi. Ma non senza averci rimesso una vita, due gambe e la corretta funzionalità polmonare, prima di capire che darsi al Lato Oscuro, tutto sommato, non era stata questa grande idea. Se ancora ti sembra troppo banale, meditiamo la questione un po’ più in profondità. Perché sai, spesso sono proprio le banalità a contenere le Verità più elevate. Perfettamente nascoste in piena vista, solo perché la nostra Vista non è ancora alla loro Altezza.
Pensa a qualunque storia ti abbia emozionato e ispirato, restandoti nel cuore
Ti ha intristito, spaventato, preoccupato, atterrito, e infine ti ha commosso in un momento di catartica gioia. Tanto più intensa, quanto più profondo il baratro in cui il protagonista si era infilato, per toccare il fondo. Sempre banale? Allora pensa alle alternative. Le storie dove tutto va sempre bene annoiano con la stessa inesorabilità della morte e delle tasse. Per contro, quelle dove la sfiga non conosce fine e la catarsi non arriva mai, stile film di Lars Von Trier, ti lasciano comunque quella strana sensazione che il racconto abbia qualcosa di sbagliato e distorto. E’ vero o no?
Puoi dire il contrario per fare l’intellettuale con gli amici al bistrò, ma ammettilo: quando sei a casa da solo, in pigiama e coi popcorn, magari bisognoso di umana consolazione, che fai? Ti nascondi bene dietro le tue tende minimal chic e ti riguardi per l’ennesima volta la storia epica a lieto fine del tuo cuore. E’ la torta dell’eterna lotta con sopra la ciliegina della vittoria finale a conquistarci. Infallibilmente e prevedibilmente.
Se toccare il fondo fosse l’unico modo… per fare esperienza di un potente lieto fine?
Dici che è tutto romanticismo e voglia di pensiero positivo? Al massimo pia illusione? Ma ti sei chiesto PERCHE’, dopo millenni di una storia umana tutto sommato francamente sconfortante, l’evoluzione non abbia fatto il suo corso? Perché non ci siamo ancora rassegnati del tutto a quella che chiamiamo “triste realtà” e continuiamo a combattere con Harry Potter, Indiana Jones, Frodo Baggins e il Professore della Casa di Carta? Ti sei chiesto non come, ma PERCHE’ chi ci prova davvero ce la fa, in modi a volte incredibili, in questo stesso mondo infame di cui ci lamentiamo tutti?
Ecco una teoria assurda: e se fossimo in qualche modo programmati, o meglio creati, proprio per ricercare e soprattutto per rivivere in prima persona tutto questo? In incalcolabili triliardi di sfumature di grigio, quante sono le anime e le coscienze nell’infinito universo? Se fosse questo il motivo profondo per cui, come ci spiegano gli psicologi, per uscire dai momenti di profonda crisi dobbiamo prima riconoscere appieno la tristezza del momento, poi rinunciare ad indulgervi troppo, per sentire infine quella spinta a risalire che è un vero e proprio istinto? Se tutto ciò facesse parte di un meccanismo preordinato e ciclico che intesse il filo della narrazione della Vita stessa? Proprio perché questa è la formula che funziona meglio per rendere avvincente e sensata qualsiasi Storia?
E ora un’implicazione davvero fuori di testa sul senso del toccare il fondo…
Dopotutto, si struttura proprio così quello che si suol definire, metaforicamente ed ermeticamente, il Viaggio dell’Eroe che citavamo, e a cui tutti siamo chiamati. Niente di nuovo sul fronte spirituale. Ma pensa alle implicazioni, e prova ad accogliere un’idea ancora più folle. Se in questo piano assurdamente geniale – dopotutto, lo ha creato la Divina Coscienza del Tutto, che è Amore – noi fossimo anche programmati per vincere? Se semplicemente ignorassimo che il trucco è seguire il flusso e accettare la sfida insieme al lieto fine che ci spetta di diritto? Anziché combattere le regole del gioco cercando di sfuggirgli, come il cocciuto e fottuto salmone, finendo come nei film di Lars Von Trier? Se fosse questo il senso di quell’insegnamento spirituale che recita: “Ogni sofferenza vissuta fino in fondo apre le porte a una grande gioia“?
Non sei molto convinto? Allora immagina di essere Dio
Su, te l’ho chiesto io. Non stai peccando di superbia, al limite puoi dare la colpa a me. Devi creare tutto l’Universo. Ovviamente, decidi che tutto deve essere bello, e buono, e utile, perché sei Dio, sei infinito Amore e Gioia sempiterna. E quindi crei questo paradiso terrestre multidimensionale e multicolor, dove tutto scorre inesorabilmente felice nella sua intoccabile perfezione. Sempre. Giorno dopo giorno. Una serie più lunga di Lost fatta di varianti di un’unica puntata pilota. Dopo un po’, due sfere così. E non ti riferisci a due pianeti.
Magari puoi creare la Briscola, così, per passare il tempo. Oppure il Risiko, quello spacca, una partita dura almeno sei ore, abbiamo trovato da fare. Aspetta: per fare il Risiko bisogna inventare la Guerra. Gente che perde. Carroarmatini che muoiono. Se la cosa ci sfugge di mano e muoiono tutti? Naaa, lasciamo tutto così com’è. Tutto perfetto. Giorno dopo giorno. Due sfere che sembrano quattro.
E se giochiamo alla Guerra, ma con l’obiettivo di ricreare la Pace? Se creiamo le sfide ma diamo a tutti anche il modo di superarle? Così sperimentiamo come si cade, ma allo scopo di provare la gioia quando si risale più in alto di prima. Come in quelle belle sfere bicolor di Inside Out, un misto di Gioia e Tristezza che ha come risultante la Vita. Con tanto Amore. Certo che, se si sa già in partenza che si vince comunque, un po’ manca la suspence. Di nuovo il mondo perfetto dove non cambia mai nulla. Le sfere ormai sono un grappolo.
[PS: E’ finita la musica e con essa metà della poesia?]
Per continuare ti propongo Patty Smith, People Have The Power
A questo punto, un colpo di genio
Ma se invece non si sapesse? Se creassimo l’Arbitrio? Immaginiamolo: uno cade, ma poi prova a ritirarsi su e scopre che ce la fa. Un altro non ci prova nemmeno, e continua a sguazzare nel suo brodino di disperazione. A qualcuno va male. Qualcun altro però si guarda intorno, vede che alcuni ce l’hanno fatta, magari ci riprova e scopre a sua volta il trucchetto. Ovvero, che basta continuare a giocare senza fuggire, o senza farsi travolgere dallo sconforto e perdere Amore per la vita. Ma non è mica come dirlo, cazzarola. Allora ci diamo anche più possibilità, diverse manche – leggi: reincarnazioni -, così magari or della fine ci arriviamo tutti. Poi potremmo darci degli indizi: una Amelia Earhart qua, un Gandhi là… Che hai detto, Yahweh? Ok, quattro regole così non andiamo troppo fuori strada, e ogni tanto un Maestro serio per i duri di cervice, come li chiami tu.
Il Divino è un Geniale Scrittore
Ammettilo: è così che comincia a diventare interessante. E’ solo che quando nella cacca ci siamo noi non lo vogliamo accettare. Ne so davvero qualcosa. Ma tutto ciò non ti ricorda le mitiche scene di Matrix, quando Smith o l’Architetto svelano a Neo che, all’inizio, il sistema prevedeva una vita virtuale appagante per tutti? Risultante in – cito – “Un trionfo eguagliato solo dal suo monumentale fallimento”? Cominci a collegare la bislacca vignetta di cui sopra con il concetto ermetico che il Divino è una Coscienza, che si divide, si moltiplica e si espande per conoscere se stessa… creando delle Storie?
Come dicevamo, incalcolabili triliardi di particelle di coscienza, di scintille divine, ognuna impegnata in sfide diverse, ognuna che le affronta a suo modo, imparando per strada. Tu sei una di quelle. E la Vita coi suoi alti e bassi è il gioco delle parti attraverso il quale questo può accadere. Una Narrazione, in fin dei conti; da non confondere troppo con quella di cui parlano le cosiddette teorie complottiste. Ma in fondo, pensaci… perché siamo così sensibili alle narrazioni di ogni tipo?
L’alchimia ci dice che il Divino è Amore, non ha interesse ad annichilire se stesso in questo gioco di ruoli. Solo a scomporre ciò che non funziona, e riusare il materiale per fare di meglio. Hai presente, no? Nulla si crea, nulla si distrugge… Quindi, te lo ripeto. Non avrebbe senso se l’Amore del Divino per la sua creazione consistesse proprio nel dono di un lieto fine immancabile, purché noi ci permettiamo di vivere appieno la caduta e la conseguente risalita – o emersione? Giocando alla vita secondo le sue regole con Fede, anziché provare ad eluderle e fuggire dal Viaggio, a nostro discapito?
To be continued…
Ma sul più bello che inizi a vedere rosa, ecco che arriva comunque il Ceffone Zen. Perché se fosse solo così diventeremmo tutti dei martiri, alla ricerca di una sofferenza che ci renda creditori del nostro lieto fine, senza null’altro fare. E non funziona nemmeno così; non è in questo modo che si gioca e si cresce, cara scintilla. A questo punto, perciò, dobbiamo considerare anche un’altra cosa, per completare il quadro e recuperare il nostro vero potere personale di giocatori. Ovvero che, per quanto ne dicano alcuni, in questa storia non siamo burattini, ma co-registi. Si è fatto tardi, però, e anche questa è una storia che si dovrà raccontare un’altra volta (e sì, lo so che questa frase di cui abuso non è mia. Ma adoro Michael Ende, e anche citarlo a proposito 🙂).
Come promesso, un paio di articoli per te se sei finito inavvertitamente nel posto sbagliato: