Cosa serve capire per riuscire a non vergognarsi di se stessi? Di cosa pensiamo, delle nostre emozioni e del nostro sentire? Da un punto di vista energetico, che la vergogna – come tutte le emozioni che bolliamo come negative, poverine – è come Jessica Rabbit. Non è cattiva, è che la disegnano così. E’ una risorsa fondamentale dell’essere umano se la prendi per il verso giusto, anziché usarla per prenderti a schiaffi.
Ti racconto come fare, per muovere un passo fondamentale per la tua evoluzione… e se vuoi per il tuo risveglio spirituale, per dare il via a un processo alchemico che ti aiuti a elevare le tue vibrazioni. Innanzitutto, facciamo un passo indietro per fotografare come nasce, spesso, un modo infelice di provare una cosa naturale e umana come la vergogna. Con qualche esempio concreto, vicende che potrebbero essere accadute anche a te durante l’infanzia. Se preferisci ascoltare anziché leggere, ti rimando a un video dove ne ho parlato mooolto ampiamente, e da cui ho estrapolato questo articoletto che ho l’ardire di chiamare sintesi 😅.
Vergognarsi di se stessi: una storia che inizia da bambini
Un esempio: Vergogna di desiderare
Quando sei bambino, se vedi un oggetto che ti piace lo prendi in mano senza se e senza ma, spesso con l’intenzione di tenertelo pure, giusto? Metti di essere in casa di amici o in un negozio. Man mano che cresci e nasce l’esigenza di farti capire il significato della proprietà, spesso cosa succede? Che gli adulti ti dicono: “Vergogna, non si prendono le cose degli altri senza chiedere!”. Così con un brusco risveglio realizzi che cos’è l’appropriazione indebita – il che peraltro, in Italia, ti tornerà utile tutta la vita. Scopri che prendere una cosa non tua è un’azione – parola chiave che ci tornerà utile fra poco – che dovrebbe suscitarti vergogna.
Qual è il problema? Che sei bambin@, non sai ancora capire che quella vergogna riguarda solo l’azione che hai compiuto. Non tutt@ te stess@, a 360°. Senza rendertene conto, in questi casi potresti trasferire il senso di vergogna dall’atto di esserti appropriat@ di un oggetto al solo fatto di averlo voluto. Ti vergogni del tuo desiderio, e crescendo magari sviluppi una vergogna più ampia per il fatto di avere dei desideri, di volere delle cose per te. Quando bastava imparare a ottenerle nel modo giusto.
Altro esempio: Vergogna di valere
Vediamo quante sfaccettature il fenomeno può assumere. Sei a scuola, devi fare un disegno. Produci un capolavoro che Leonardo vorrebbe resuscitare per complimentarsi, nel frattempo ci pensa la maestra: “Wow, il miglior disegno di oggi, bravissim@”. Arrivi a casa sventolando l’opera come una bandiera con la manina sopra la testa, e racconti la scena in loop con la ruota aperta come un pavoncello. Normale, fa sorridere, no? Magari hai un fratellino o una sorellina che un po’ ci resta male, perché non sa disegnare – o qualunque cosa tu stia ricordando ora – con altrettanta maestria. E interviene un adulto, che per insegnarti l’umiltà ti dice: “Vergogna, mai vantarsi!”.
Anche in questo caso, potresti trasferire la vergogna per l’azione di esserti vantat@ al fatto stesso di aver ricevuto una gratificazione o di aver espresso un talento. Se non riesci a elaborare correttamente la cosa – perché sei un putto santo cielo, ancora non sai cogliere queste sfumature di significato -, ecco che succede il patatrack. Può accadere che in futuro inizi a boicottare i tuoi talenti, ad esempio sviluppando un’ansia da performance. Oppure ti diventa difficile accettare riconoscimenti, al punto di evitare accuratamente di brillare, senza rendertene conto. Nel video faccio anche un terzo esempio, ma avrai ben capito che potremmo farne a tonnellate.
Non dico che basti un singolo episodio perché l’umanità perda per sempre un novello Van Gogh, eh? Spero che ci siamo capiti fuor di analogia, senza bisogno di precisazioni da nerd. Abbiamo solo toccato il punto: seguimi, ora mettiamolo a fuoco.
Superare la Vergogna… usandola come risorsa
Nel suo scopo vero, reale – da un punto di vista energetico ma non solo, come vedremo – la vergogna può essere solamente una cartina tornasole, una banale spia che si accende per darti un aiuto. E’ un feedback interno intelligente, se ci pensi, che ti segnala quando una tua modalità di agire, un’azione che compi e che coinvolge altri, ha come effetto di turbarli. Allora vergognandoti hai la possibilità di rendertene conto, e di imparare per la prossima volta. Di diventare sempre più abile nell’agire in una maniera che sia benefica per gli altri E per te stess@, contemporaneamente. Ottenere ciò che desideri nel modo giusto, per dire. O brillare senza farlo pesare a nessuno. E un’altra tonnellata di esempi. E’ ciò che definiamo Proattività.
Se ne fossi in grado, se lo fossimo tutti, cosa accadrebbe? Vivremmo felici e contenti senza vergognarci di noi stessi, se non per qualche minuto quando davvero serve. Passata l’emozione, una volta compreso cosa ha da comunicarci, finito il problema. Diventa un demone che rode dentro quando trasferiamo quel feedback sul nostro agire, su un qualcosa di limitato che ha un inizio e una fine, a noi stessi nella nostra interezza e senza limiti di tempo. Se le permettiamo di diventare giudizio su ciò che siamo, ciò che proviamo, ciò che vogliamo, anziché su un qualcosa che abbiamo fatto e che potremo rifare meglio. Siamo umani, e quindi perfettibili. Farà sempre parte di noi il sentire anche qualcosa di cui vergognarci. Vieni, solo altre due parole per approfondire anche questo.
Non vergognarsi di se stessi: non solo una questione di azioni
Dal punto di vista della nostra anatomia sottile, della nostra energia vitale, si dice che la vergogna è il demone – l’energia più pesante e limitante – del terzo chakra. E il Manipura Chakra è connesso tra le altre cose al nostro senso di identità, all’io, a ciò che mettiamo in campo di noi stessi nelle relazioni con gli altri. Ecco perché si innesca il meccanismo di cui sopra: quando la vergogna ci blocca, è l’idea stessa di chi siamo e di come ci presentiamo all’esterno a vacillare.
Da questa visione olistica – e non solo, ci arrivo fra poco – quello che la vergogna tende a reprimere in noi sono le nostre istanze cosiddette “inferiori”. Energeticamente hanno origine proprio dai chakra inferiori. Da un punto di vista più ampio si tratta di quelle emozioni che sono più legate alla nostra sopravvivenza, alla nostra vita materiale o alla nostra interazione con gli altri a un livello che è solo in parte più superficiale. Quelle considerate come negative e socialmente inaccettabili. Volere per sé, provare rabbia, invidia, gelosia… o magari solo il bisogno di un contatto fisico, se ci capita di crescere in un ambiente in cui non è tanto incoraggiato.
La vergogna ci insegna a capire quali sono le emozioni socialmente accettabili e quali no – a volte a proposito, a volte accidenti a lei e a chi le ha dato la cattedra. E il problema è che le reprime tutte indistintamente, prima che impariamo a gestirle in maniera corretta. Ma è solo gestendole che diventiamo più adulti, più consapevoli, più maturi. La vergogna è una risorsa proprio nel momento in cui lascio che sia, esattamente come dovrei fare con quelle emozioni, quei bisogni, quei desideri che la scatenano. Se li accetto perché sono un essere umano, senza giustificarmi né condannarmi, essi perdono potere, esauriscono la propria funzione educativa e fluiscono via. Il senso del mio valore personale è intatto e ho la possibilità di essere ciò che voglio davvero, di desiderare e imparare a ottenere in maniera proattiva: benefica per me, benefica per chi mi sta intorno.
Ultime riflessioni sulla vergogna: non vergognarsi di se stessi è un atto d’amore verso se stessi
Un atto dovuto, alla vergogna per ridarle la dignità che merita, a noi perché il prezzo che paghiamo, altrimenti, è quello di disperdere energia e carica vitale in questo blocco. Il prezzo che paghiamo è il nostro potere personale e la nostra evoluzione. Anodea Judith, una delle esperte sui chakra più autorevoli, dice molto chiaramente che la vergogna è inversamente proporzionale al nostro potere personale. Più le permettiamo di diventare demone, più limitiamo il nostro potere di esprimerci, la nostra capacità di emergere fedeli a noi stessi e ai nostri talenti.
Anche perché – dice la signora Judith – uno dei meccanismi che noi tendiamo ad adottare quando proviamo vergogna è di compensare procurandoci una qualche sofferenza emotiva. Preferiamo soffrire che vergognarci, insomma, un po’ come un’autoflagellazione per riportare la bilancia in pari. Suggerisce in sintesi che conviene capire il meccanismo e farlo girare in un altro modo, se vogliamo innalzare le nostre frequenze. E Anodea Judith, oltre che un’autorità sui chakra, è una psicologa clinica con un curriculum di quelli giusti.